di Lorenzo Parolin[L1/102]
Quello del comando è un istinto connaturato ad ogni uomo, perciò la democrazia è il sistema che meglio consente di soddisfarlo; democrazia infatti significa: potere al popolo. Ma se tutti comandassero ci sarebbe solo una grande confusione! Allora la democrazia introduce una prima restrizione affidando il potere nelle mani di rappresentanti, scelti per mezzo di elezioni. Costoro, dopo aver sondato gli orientamenti dei rappresentati, hanno il compito di far valere la loro volontà, non la propria. A questo stadio, se il 60% del popolo fosse per la pena di morte e il 40% no, la democrazia rappresentativa dovrebbe mettere a morte “solo” il 60% dei condannati. Questo sistema però rende difficile il raggiungimento di accordi e rallenta troppo le decisioni; allora gli sbrigativi azzoppano la democrazia introducendo il principio di maggioranza: decide cioè il gruppo più numeroso. In questo modo una maggioranza di parassiti può imporsi su una minoranza di laboriosi e sottometterla. È vero che questo principio snellisce le decisioni, ma è molto pericoloso, perché, estromettendo le minoranze dalle scelte, le stimola a diventare violente per contare qualcosa ; quando poi esse disperano di riuscirci, reagiscono incrociando le braccia, così che il parassita non trovi più niente da succhiare e muoia. Si ha così un aumento della miseria, fino al crollo del sistema (vedi paesi comunisti). Molti si scoraggiano a restare sempre esclusi dalle decisioni e smettono di votare, oppure si arrabbiano e fondano nuovi partiti. Quando, in seguito alla disaffezione e alla dispersione del voto, nessun partito raggiunge più la maggioranza assoluta, è maturo il tempo per introdurre nuove limitazioni: si adotta il sistema maggioritario, cioè detiene tutto il potere chi ha la maggioranza relativa. Può accadere che con il 20% di consenso si governi un intero popolo! È aumentata la governabilità, non c’è dubbio, ma si è resa più palese l’ingiustizia. Quelle che oggi chiamiamo democrazie lo sono solo a metà, perché il potere non ce l’ha più il popolo, ma una maggioranza ristretta che fa e disfa a suo piacere. Continuando a chiamarle democrazie si è approdati a dei regimi autoritari; a delle quasi-dittature. Nelle vere democrazie il sistema rimane “ingessato” perché troppi egoisti vogliono comandare; nelle semi-democrazie invece si originano ingiustizie perché in esse prevale la volontà di pochi egoisti. Comunque vadano le cose, qualunque modifica si apporti alla democrazia, se chi la pratica è egoista, il risultato sarà sempre deludente, perché l’egoista al potere impone la sua volontà, ed essendo diversa da quella degli altri ci sarà sempre competizione e contrapposizione, e addio bene comune: la maggior parte delle risorse e delle energie va a finire nella gestione dei conflitti, perciò il rendimento della società sarà infimo. Per creare una organizzazione sociale fruttuosa bisogna concentrarsi sul concetto di volontà: essa dovrebbe essere “una”, accettata da tutti e capace di produrre il massimo bene di tutti. Va da sé che ognuno deve rinunciare alla propria volontà e obbedire a quell’una di cui si è detto. Ma se fosse quella di un uomo (o anche quella di molti) torneremmo alle monarchie, alle oligarchie e alle democrazie, dove si fanno gli interessi solo di una parte; perciò, quella volontà deve essere quella di un essere che stia sopra l’uomo. Il bene comune, la giustizia sociale e la pace generale richiedono perciò l’esistenza di una legge esterna all’uomo: la Legge Eterna. La legge che fa funzionare il formicaio, che fa crescere l’alveare, che fa marciare all’unisono un banco di pesce, la legge che, se individuata e servita, può mettere ordine anche tra gli uomini. Appena smorzi il tuo egoismo (annulli la tua volontà) e ti converti all’altruismo, ti senti inondare di gioia; una gioia così grande che non avresti mai pensato potesse esistere e che copre tutte le fatiche, le sofferenze e le umiliazioni che subisci per esercitare l’altruismo. Dapprima fai delle supposizioni, ma poi, anche senza vederlo, hai la certezza che l’autore di tutto questo è Dio. Per chi non intrattiene rapporti con Dio, la democrazia rimane il principio supremo; essa però continua a dare dispiaceri a chiunque vive per essa, perché, il fare la volontà di uomini, realizza risultati di gran lunga inferiori che fare quella di Dio. Dio, “dall’alto”, sa coordinare meglio le azioni umane di quanto non sappia fare l’uomo. Anche se non sembra, qualunque azione difforme dalla volontà divina è diminuzione e limitazione; perciò, l’esercizio del potere (che è fare la propria volontà), è da evitare. Il non credente, che non riconosce e non accetta la volontà superiore, perde il buon affare; egli sceglie il pane stantio e ammuffito che ha a portata di mano, quando, un po’ più in là, ce n’è in abbondanza di fresco e fragrante; egli attinge l’acqua con la cesta che ha tra le mani, quando, scomodandosi un po’, lo può fare in modo più proficuo con un secchio sano. Se l’uomo pensa di migliorare le cose attraverso l’esercizio del potere, si sbaglia! È una scorciatoia sconveniente e piena di insidie: c’è di meglio. Il potere è una grossa tentazione per l’uomo e, se si lascia risucchiare nel suo vortice, vi rimane stritolato. Con la democrazia, con la giustizia umana, con l’imposizione, con la repressione ecc., a lungo andare si ottiene l’effetto contrario del voluto, invece, applicando la legge dell’amore in ogni circostanza (anche in quelle che gridano vendetta), si avranno risultati strabilianti, perché l’uomo non è fatto per essere comandato o per comandare, bensì per servire ed essere servito. Il Perdio, appena è in grado di controllare l’egoismo, perde interesse al potere; egli non desidera più imporre la sua volontà, ma trova gioia nel fare quella di un Altro. Tutti i Perdio approvano quell’unica Volontà, perciò tra di loro non esiste competizione o sopraffazione, anzi c’è piena collaborazione, perché tutti lavorano allo stesso progetto: il regno di Dio. Quando più nessun uomo comanda non è detto che si sia caduti nell’anarchia, ci si può trovare al servizio di un Dittatore illuminato. Il difficile è capire qual è la sua Volontà, in quanto essa giace nella penombra ed è quasi nascosta; per questo motivo l’uomo impaziente sceglie di fare la sua, di volontà, rovinandosi. Il Perdio (Pro Dio) invece scruta ogni minimo segno dei tempi, studia umilmente le Scritture e ascolta nel silenzio la voce dell’anima per scoprire quella Volontà, poi crea un’organizzazione sociale che sia ad essa conforme. Il Perdio lascia il potere a “Cesare” e si dà da fare per portare “Cesare” a Dio. È chiaro che non si può eliminare il potere di colpo, però è importante sapere che le migliorie verranno dalla sua riduzione e non dalla sua espansione. È inutile continuare a disfare istituzioni, leggi e partiti che non funzionano e rifare tutto con gli stessi uomini egoisti, sarebbe come demolire una stalla diroccata e con i materiali di risulta voler costruire una villetta. È sugli uomini che bisogna agire, ed educarli all’altruismo.
Se non lo hai ancora fatto, liberati dal ciarpame dell’egoismo e rinuncia al potere, scoprirai cosa vuol dire gioia.